Claudio Gnoli
Educazione musicale
Questi brani sono rappresentativi delle mie conoscenze e abitudini musicali nelle successive fasi di vita, dalle più recenti alle più antiche. Non di tutte c'è ugualmente da vantarsi, ma l'autobiografia ha da esser onesta.
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tradizione vivente Meno orecchiabile e immediata del folk, col tempo però capisci che sta lì il vero patrimonio culturale, in un modo di schiacciare l'ancia, nelle varianti di un passo, e anche nel vino "dolcione" a casa di Ferri. Così ne diventi parte, e si completa l'eliminazione dei mortiferi intermediari dello spettacolo che separavano te dai musicisti.
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folk europeo Per estensione, dalle Quattro Province si arriva al Monferrato, all'Alvernia eccetera. La via più divertente e vitale è quella che passa per Chacho e Boioli, indipendentemente dai loro temporanei nomi di Tre Martelli (come una sorprendente piadina di Pavia), Ariondassa o altro.
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Stefano Valla e Daniele Scurati Il miglior ambasciatore nello scoprire "la mia terra vibrare di suoni", a partire dal Carnevale bianco di Cegni credo del 2000, non poteva che essere Stefano: per capacità artistiche e per consapevolezza nel comunicare all'esterno il nostro patrimonio tradizionale. La sua personalità lo porta peraltro in direzioni quasi autoriali.
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Gianmaria Testa Uno dei pochi veri eredi dei grandi cantautori, encomiabile anche per la scelta di pacatezza e discrezione nell'epoca in cui tutto va nella direzione opposta. Resto ad ascoltare anche Mimmo Locasciulli, Daniele Fossati, Oliviero Malaspina, Luciano Ligabue, Davide "van de Sfroos" Bernasconi, Max Manfredi...
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Üstmamò Un piccolo miracolo: un gruppo di ragazzi dell'Appennino reggiano, in testa la cantante Mara Redeghieri, che facevano testi intelligenti e arrangiamenti contemporanei continuando ad abitare in montagna... Non posso non sentirli vicini. Più costruiti ma molto bravi anche i La Crus, e oggi interessanti i Baustelle.
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Ivano Fossati Fu una scoperta autonoma, a partire da un'apparizione in televisione, ma presto e stabilmente condivisa con l'amico Fabrizio: già ai tempi del bellissimo album "700 giorni", quando la grande notorietà non era ancora arrivata e noi per vie traverse scovavamo gli LP più vecchi e sconosciuti. Di grande efficacia per la ricchezza musicale i concerti dal vivo, con arrangiamenti spesso diversi da quelli pubblicati. Di pari passo l'ascolto della principessa dei cantautori, Fiorella Mannoia.
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Georges Brassens Scopertolo grazie a una trasmissione di Radio 3, mi sono subito riconosciuto nella sua poetica umanista, libertaria e divertita, nei tempi popolari delle sue ballate e nello stile semplice anche all'apice del successo. Solo un genio può rimare morbleu con le. In pellegrinaggio a Sète, mi emozionai al vederlo per la prima volta in video, come vivo, proiettato sulle pareti dell'Espace Brassens, e nel constatare che qualche anima rispettosa accanto alla tomba ha fatto piantare per davvero il pino.
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Fabrizio De André Di moda al liceo lui non era, e da anni non pubblicava dischi; il merito di avermi copiato le prime canzoni dai vinili dei parenti fu di Chiara Lupo. Poi studiai per la maturità ascoltando "Creuza de mâ", imparai un bel po' di genovese leggendone i testi a fronte, amai ancora di più i capolavori della maturità, vissi diversi concerti a Milano e Genova, qualche notizia trapelata sulla malattia, la morte a pochi passi dal mio ufficio, un giorno di ferie per il funerale aperto al popolo, in diecimila con gli altoparlanti che paradossalmente diffondevano fuori dalla chiesa di Carignano "credevano a un altro diverso da te e non mi hanno fatto del male", i fiumi di telefonate della gente a Radio Popolare, una signora in treno i cui amici gli avevano parlato di Poggio Ferrato, Giorgia che a scuola fa studiare "A çimma"... Vicino alla vita reale di molti di noi, a dispetto del calibro; gli artisti più grandi sono quelli che sanno comunicare il loro messaggio a un pubblico non eletto.
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Francesco Guccini L'iniziazione a cantautori più ombrosi e cult rispetto a De Gregori e Vecchioni avvenne per contagio da un gruppo di compagni di liceo che apprezzavano Guccini e Paolo Conte. Sui pulman delle gite scolastiche o nelle vacanze di gruppo in val Ceno imperversava il live doppio "Fra la via Emilia e il West". Alla lunga si è rivelato un gusto ben fondato, anche per l'affinità di una poetica appenninica che riconosce per maestri i "saggi di montagna che sapevano Dante a memoria e improvvisavano di poesia": lungo i crinali da Fabbrica a Pavana la sensibilità della gente resta simile.
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successi internazionali L'assenza di testi facilmente comprensibili mi ha sempre reso poco interessato ai brani in inglese, con poche eccezioni per pezzi molto famosi di cui mi piacesse il ritmo, come questo "Time after time" o "My Sharona". Andando alle radici dei cantautori italiani talvolta mi cimentai volonterosamente a tradurre testi di Bob Dylan e Leonard Cohen, e avrei dovuto apprezzare Neil Young e risalire fino a Woody Guthrie: ma desistetti prima, preferendo in fin dei conti il francese di Brassens, Brel e Vian e l'italiano di Tenco.
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Francesco De Gregori Il salto di qualità da Sanremo ai cantautori nacque una volta che Papà apprezzò "Titanic" alla radio e ne cercò una musicassetta al supermercato; lui desistette presto, mentre io mi appassionai a De Gregori per i testi originali ed enigmatici, i temi e lo stile. Molto più tardi ho scoperto e amato anche suo fratello Luigi Grechi, e il fatto che un loro nonno e un mio bisnonno siano stati colleghi e corrispondenti.
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Roberto Vecchioni Sentii per la prima volta "Samarcanda" fatta con una chitarra a Volpedo dalle cugine acquisite Sandra e Ivana. Quando passai ai cantautori, il Vecchioni degli anni Settanta e Ottanta fu uno dei miei preferiti.
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classica Mi piace ma non mi interessa approfondirla: sono rimasto ai brani celebri che mi fecero sentire alle medie. Credo di prediligere la solarità del barocco veneziano. Col flauto di scuola non combinai granché, il che significa probabilmente che non ci sono tagliato. Musicisti si nasce.
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Viola Valentino "Alto gradimento", la meritoria e spassosa trasmissione radiofonica di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni che Papà ascoltava prima di pranzo, lanciava molti pezzi inglesi e americani ma anche alcuni italiani, tra cui la seducente voce della signora Virginia Minnetti, nonché Rettore, Alan Sorrenti, Umberto Balsamo, Toto Cutugno, Rino Gaetano...
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pop anni Settanta Arrivava dalla radio o dai juke-box dei bar, e Umberto Tozzi ne era forse il rappresentante migliore; faceva pensare a una ragazzina che mi piaceva, alle belle giornate d'estate e alla vita, e non c'era molto altro da dire.
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da giostre Alla festa di compleanno di una mia compagna delle elementari, come precoce regalo comparve un 45 giri ("Forse"), che qualcuno mise sul giradischi. Era la musica leggera per adulti, che ritrovavo d'estate passando dagli autoscontri sul lungomare di Chiavari e nella piazza di Volpedo dove si installano tuttora. Le sdolcinate parole e melodie di Pupo esercitavano un certo fascino romantico. Più esotico (e artisticamente superiore) il dilagare nelle stesse giostre de "Il vento caldo dell'estate" e "Messaggio" interpretate da Alice.
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telefilm americani Alle elementari, nelle ore del doposcuola, non si sentiva parlare che di Furia e Sandokan, che apparivano sulle nostre prime televisioni. Mi abituai a seguire il primo, girato in bianco e nero anni prima, sulle gesta di un ragazzino nella campagna americana e del "cavallo più nero che c'è". Le sigle italiane erano cantate da Mal: testi assurdi ma ritmi intriganti. Non molto diverso per stile e ambientazione — sostituendo le auto ai cavalli — sarebbe stato al tempo del liceo l'amatissimo "Hazzard", con sottofondi country.
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Robin Hood Disney Fui un grande consumatore della colonna sonora di questo bel film d'animazione, che era anche un'inconsapevole introduzione ai ritmi del folk anglosassone e a sonorità cantautorali.
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canzoni popolari Quando avevo pochi anni la zia Claudia, portandomi per Milano sulla sua 500 bianca, mi intratteneva cantando brani popolari qualche anno prima anche nelle balere dei dintorni di Volpedo, come "Qui comando io", "La banda d'Affori", "È arrivato l'ambasciatore"... Potevo fingere di sceglierli usando a mo' di juke-box le levette allineate sul cruscotto. Trent'anni più tardi ne ho ritrovati diversi nelle feste tradizionali delle Quattro Province, che a maggior ragione mi sono risultate familiari.
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